Con DaD, ovvero l’acronimo di “Didattica a Distanza”, si intende l’insieme di attività e strumenti di insegnamento impartiti non in presenza ma “da remoto”, ovvero attraverso l’uso di sistemi telematici senza la presenza fisica di docenti e alunni nello stesso luogo.
La didattica a distanza è arrivata nella scuola italiana improvvisamente, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia del coronavirus Sars-CoV-2, coinvolgendo tutti, docenti e studenti, dalla scuola primaria, alla secondaria, all’università.
Attenzione: non stiamo parlando soltanto di eLearning.
La DaD non è (o meglio, non dovrebbe essere) una innovazione in senso meramente tecnologico, ma un metodo che utizza in modo innovativo anche (ma non solo) gli strumenti offerti dalla tecnologia. Una nuova filosofia educativa, fatta di approcci innovativi all’insegnamento ed alla continua costruzione di una nuova missione scolastica, poiché, appunto, la didattica a distanza non è la semplice riproduzione con strumenti virtuali delle comuni pratiche educative tradizionali.
E infatti questo “spieghino” non passerà in rassegna gli strumenti e le piattaforme più utilizzate e che oramai tutti conosciamo. Alla luce della ripresa della didattica a distanza in molte regioni italiane divenute zona rossa vorremmo essere criticamente costruttivi.
I punti deboli della didattica a distanza
La didattica a distanza funziona davvero? Lasciamo agli esperti e ai tecnici, insieme agli insegnanti, capire quale sarà l’impatto anche psicologico, soprattutto sui bambini, nel percorso della loro formazione non solo educativa.
C’è una questione meramente “tecnologica”. Durante il primo lockdown non sono certo mancati problemi, primo fra tutti quello della qualità delle “connessioni”. Poiché l’invio e la ricezione di video ed audio richiede il consumo di molta banda. Cosa vuol dire questo? Immaginate di dover percorrere tutti insieme la stessa strada per andare al lavoro o a scuola, e di farlo tutti contemporaneamente. Ecco, si forma del traffico e tutti procediamo più lentamente. Questo è ciò che è accaduto e sta accadendo nel nostro Paese da quando tutti abbiamo iniziato a lavorare e studiare (ed a guardare film in streaming) da casa. La rete fatica a In Italia non sono certo mancate le difficoltà. A ciò si aggiunge anche il cosiddetto “digital divide”, sia interno che esterno alle famiglie italiane.
Interno, poiché non tutti disponiamo della stessa capacità di spesa per l’acquisto di smartphone, tablet e pc, ed esterno, a causa delle diseguanze di fatto tra grandi città e centri urbani raggiunti da connessioni a banda larga e zone dell’entroterra, nelle quali la rete telematica non è ancora stata aggiornata.
La DaD secondo il Miur
Per far fronte alle molteplici domande sull’organizzazione ed il funzionamento della didattica a distanza che arrivavano da molti istituti scolastici, il Ministero dell’istruzione ha fornito il 17 marzo con una nota un primo vademecum, per poi approfondire attraverso l’approvazione delle nuove linee guida per la Didattica Digitale Integrata (ovvero svolta parte in presenza e parte a distanza), pubblicate ad agosto. Una novità importante riguarda la riduzione delle ore, che da 60 minuti passano a 40-45, al fine di non appesantire la vista a studenti e insegnanti costretti a passare diverse ore di fronte al monitor.
“In America ci sono un sacco di soldi, in America ci è ricchissimi, le strade autostradali, i ponti, le macchine grande, la polizzia grande. Non manca mai l’acqua, le case grattacieli, i soldi”.
(dal libro “Io speriamo che me la cavo: Sessanta temi di bambini napoletani” di Marcello D’Orta. Tema: “Se tu avessi la possibilità di viaggiare, dove vorresti andare?”)
Questa voce del Dizionario spiegato è stata scritta da Leonardo, l’intelligenza non artificiale di Italia2030