Come si scrive eCommerce? Tutto attaccato, col trattino (e-commerce) o staccato (e commerce)? Ecco un’altra di quelle simpaticissime parole – come molte nel gergo tecnologico-informatico di derivazione anglosassone che da sempre divide gli esperti del settore. La forma è importante, per carità, ma la sostanza lo è molto di più. Soprattutto quando di parla di soldi.
E sì perché di soldi, di denaro, stiamo parlando. Denaro che facciamo transitare elettronicamente quando vogliamo comprare qualcosa.
Vi ricorda niente questa “e” davanti ad una parola? Ne abbiamo parlato anche quando abbiamo spiegato l’eLearning. Ecco, ogni volta che troviamo una parola preceduta da questa lettera solitamente siamo di fronte a qualcosa di “elettronico”.
Quindi, cos’è l’eCommerce?
Chi si occupa di affari vi direbbe che l’eCommerce è un “modello di business” che consente ad aziende e privati di acquistare e vendere cose online. Letteralmente, l’eCommerce (o e-commerce, lo scrivo anche così perché a Google piace) è un commercio elettronico. Ovvero la vendita o l’acquisto di beni o servizi, tra imprese, famiglie e persone, attraverso transazioni elettroniche effettuate attraverso dispositivi informatici (computer, tablet, smartphone) sulla rete Internet. Con la comodità di non doverci per forza spostare fisicamente per raggiungere quel determinato negozio ma potenzialmente standocene comodi sul nostro divano di casa o mentre stiamo in ufficio, in viaggio, al ristorante. 🙂
Sostanzialmente l’eCommerce è un’evoluzione in senso tecnologico dello shopping per corrispondenza, ovvero gli acquisti effettuati da catalogo. Solo che in questo caso il catalogo non è fatto di carta ma completamente digitale.
Cambiano le “grafiche” ma il meccanismo di vendita è sempre lo stesso: vediamo quello che ci interessa, lo inseriamo nel nostro “carrello”, forse aggiungiamo anche qualcos’altro, paghiamo e aspettiamo che i nostri acquisti ci arrivino a casa.
Cosa possiamo comprare oggi online? Di tutto, tutto ciò che riusciamo a immaginare: abbigliamento, elettronica, arredi, libri, musica, film, prodotti di cosmetica, biglietti di treni o aerei, prenotazioni di hotel, corsi, servizi bancari fino alla spesa e la pizza a domicilio. Sì, oggi siamo abituati ad ordinare cibo con un’app – e ci sembra una cosa normalissima – ma probabilmente neanche sappiamo che quel momento esatto in cui effettuiamo la prenotazione (ed un attimo prima avevamo associato i dati della nostra carta di credito o del conto PayPal) stiamo effettuando una transazione eCommerce.
L’eCommerce è una delle tanti ramificazioni del cosiddetto “fintech”, un’altra parola che presto spiegheremo in parole semplici (anche perché altrimenti il nostro simpatico direttore mi sottomette alle peggiori torture, dal costringermi a vedere un’intera puntata di Temptation Island a cambiare le password degli abbonamenti streaming). Il fintech è la finanza tecnologica, o meglio, la possibilità per noi, i cittadini-consumatori di poter usufruire di servizi finanziari direttamente e facilmente, ovvero attraverso i nostri dispositivi, e per chi quei servizi li fornisce di sfruttare la tecnologia (soprattutto i famigerati algoritmi) per fare tutto in modo più veloce, diretto e competitivo. Non è un caso che inizialmente si è detto che il fintech avrebbe ucciso per sempre le banche. E per ora vi lascio così, con questo fantastico spoiler, perché dobbiamo continuare a spiegare l’eCommerce.

Sì, l’eCommerce ha fatto diventare ricco qualcuno.
Per spiegare in parole semplici il boom di realtà di commercio elettronico che tutti noi oggi conosciamo (Amazon, eBay, Alibaba, eccetera) rispetto la tecnologia – che è sempre la stessa – che consente a chiunque di aprire un proprio eCommerce e vendere online mi piace ricorrere alla metafora del grande supermercato. Al supermercato troviamo tutto quello che ci serve, dal cibo già pronto e confezionato agli ingredienti che ci servono per cucinarcelo. Eppure sempre di cibo stiamo parlando, la stessa merendina che anche noi potremmo concepire e realizzarci da soli sin dall’inizio della filiera. Ovvero scegliere i semi del grano giusto, raccoglierlo, ridurlo in farina, impastare, eccetera. E siccome siamo tutti profondamente pigri preferiamo comprarcele già fatte, preferendo quei marchi di cui sentiamo parlare di più.
Quindi alla fine della fiera la stragrande maggioranza degli aspiranti commercianti digitali fa proprio così: vanno a cercarsi la domanda dove questa domanda c’è, ovvero dove la gente sta coi soldi in mano perché entra lì per acquistare le merendine (o un cavetto usb) e alla fine esce col carrello pieno. Ecco spiegato il successo di piattaforme come Amazon et similia (che di fatto tra canoni e commissioni varie diventano soci al 25-30% del commerciante, perché questo è quanto sul prezzo di vendita resta nelle casse delle piattaforme).
Conviene vendere online?
Vi lascio – ma solo per ora – con un dato, quello che gli analisti economici chiamerebbero in modo fighettino “Trend“. Nel 2007 (non nel 1997, nel duemilasette. Tredici anni fa) l’eCommerce rappresentava il 5,1% del totale delle vendite al dettaglio; oggi stiamo ben oltre il 20%. (Non vi riporto tutte le fonti che ho incrociato, tanto lo so che vi fidate). È così che molti di quelli che oggi sono giganti e che un tempo erano topolini hanno ampiamente capitalizzato l’avanzata globale di Internet e della digitalizzazione del sistema finanziario, a discapito di molte attività commerciali “fisiche”. Hanno cavalcato l’onda giusta al momento giusto. Su quanto siano “giusti” gli effetti nel medio-lungo termine di questa avanzata ne riparleremo magari.
“Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa”.
(Paul a Holly nel film “Colazione da Tiffany“)
Questa voce del Dizionario spiegato è stata scritta da Leonardo, l’intelligenza non artificiale di Italia2030.