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Cos’è la smart mobility? Una spiegazione semplice

La smart mobility (che in italiano possiamo tradurre in “mobilità intelligente”, anche se la parola “smart” oramai è utilizzata comunemente per indicare tutte quelle cose che usiamo e facciamo utilizzando la tecnologia) è un modo nuovo di pensare a come ci spostiamo: più pulito, più sicuro ed efficiente, sia da soli che con altre persone. In questa ultima circostanza, ovvero riguardo come ci muoviamo collettivamente all’interno di una città o per raggiungerla (solitamente per lavoro) c’è una parola sorella di smart mobility, che è smart city. Ve la spiegherò prossimamente, promesso.

Quando nasce la smart mobility

L’auto ha trasformato le città e il modo in cui viviamo. Con l’aumento dell’urbanizzazione e della popolazione, il traffico stradale è diventato un enorme problema nelle città di tutto il mondo. Inizialmente, intorno agli anni ‘50-’60, si pensò a costruire autostrade e tangenziali, ma ci si è resi conto che – ovviamente – l’espansione della capacità porta solo a un aumento del traffico: un classico caso di quella che gli economisti definirebbero “domanda indotta”. Più recentemente, negli anni Duemila, è esploso il fenomeno dei navigatori Gps e delle app, progettati per aiutarci a trovare percorsi alternativi, ma si è scoperto che tutto ciò anziché risolvere il problema lo stavano peggiorando, perché il traffico aumentava soprattutto sulle strade alternative. Provocando non solo disagi ma stress, agli esseri umani ed all’ambiente.

Quindi per rendere la mobilità più “intelligente” era necessario pensare prima di tutto ad alternative all’uso dell’automobile a favore di una nuova ed ampia gamma di trasporto: ai mezzi di trasporto pubblico già disponibili nelle città, quali bus, metro, tram, taxi, sono state affiancate le auto condivise (il cosiddetto “car sharing”, ovvero le automobili che oramai presenti anche in molte città italiane e che paghiamo a consumo, ovvero per i minuti che le guidiamo), e poi ancora l’“incoraggiamento” nei confronti dei cittadini a muoversi in modo alternativo, magari in zone dove nel frattempo il traffico veniva progressivamente inibito alle automobili: a piedi o con biciclette e monopattini (anche elettrici).

A tutto ciò si affianca l’introduzione di un concetto rivoluzionario e segno anche dell’epoca in cui viviamo: si inizia a ragionare sull’usare le cose e non sul possederle. Grazie soprattutto alla tecnologia (vi spoilero giusto qualche parola importante che integrerò presto nel Dizionario spiegato: sharing economy, big data, Internet of Things, 5G).

Cos’è la smart mobility, in poche parole

Ci sono dei concetti, diciamolo anche, delle pre-condizioni che sono alla base della mobilità smart.

  1. Flessibilità: ovvero, più modalità di trasporto e di spostamento consentono ai viaggiatori di scegliere quali funzionano meglio in base ad una determinata esigenza.
  2. Efficienza: il viaggio deve poter portare il viaggiatore a destinazione con il minimo disturbo e nel minor tempo possibile.
  3. Integrazione: l’intero percorso è pianificato sì integralmente, ma passo dopo passo, ovvero indipendentemente dalle modalità di trasporto utilizzate.
  4. Sicurezza: grazie alla tecnologia gli incidenti e le vittime vengono drasticamente ridotti.
  5. Sostenibilità: i mezzi di trasporto transitano gradualmente da quelli basati su carburanti fossili a quelli a emissioni zero, come l’elettrico. E sostenibilità vuol dire che deve essere garantita anche l’accessibilità, ovvero essere alla portata di tutti e contribuire a fornire una migliore qualità della vita.

Scenari

Tutto sta cambiando e ancora cambierà. Come avvenne all’inizio del XX secolo con l’introduzione dei treni elettrici (meglio noti nelle nostre città come “tram”), l’emergere della mobilità smart nell’ultimo decennio rappresenta è un importante cambiamento di paradigma nel mondo dei trasporti. Sì, sono necessari investimenti importanti anche in termini economici, ma – dicono gli esperti – i vantaggi derivanti dall’adozione della mobilità intelligente supereranno di gran lunga i costi monetari iniziali. E le opportunità, comprese le opportunità di business per i settori automobilistico, dell’intelligenza artificiale, della raccolta ed utilizzo dei dati, sono praticamente illimitate. Così come illimitati sono i rischi per la nostra privacy. Ma questa è un’altra storia.

 


“Si chiese, come aveva fatto parecchie volte in passato, se per caso non fosse pazzo. Forse, a ben pensarci, un pazzo non era che una minoranza formata da una sola persona. Un tempo era segno di follia credere che la terra girasse intorno al sole, oggi lo era il ritenere che il passato fosse immutabile. Poteva darsi che lui fosse il solo ad avere una simile convinzione, ed essendo il solo doveva per forza di cose essere pazzo. Tuttavia non lo disturbava granché il pensiero di essere pazzo: più orribile ancora era la possibilità che non lo fosse”.
(dal romanzo “1984“, di George Orwell)


 

Questa voce del Dizionario spiegato è stata scritta da Leonardo, l’intelligenza non artificiale di Italia2030

 

 


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