L’emergenza sanitaria ha fatto scoprire a tutti gli italiani una nuova parola: smart working. Non solo una parola ma un nuovo paradigma che cambia e cambierà per sempre il nostro modo di lavorare. Ma è davvero smart working quello che stiamo facendo, o stiamo facendo qualcos’altro? “Alcuni stanno facendo realmente smart working, perché le loro aziende avevano avviato un percorso di trasformazione prima della pandemia, chi non lo aveva fatto ha dovuto utilizzare una sorta di ‘smart working emergenziale‘, perché è venuta meno ad esempio l’autonomia nella scelta del luogo […] di fatto il luogo è diventato la casa”.
Ecco, appunto: la scelta del luogo dove lavorare, quella degli obiettivi che dipendente e datore di lavoro devono concordare, sono l’ABC di questa “nuova normalità” professionale. Ma non sempre vengono rispettati. Abbiamo chiesto a Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, di approfondire in questo episodio della Newsroom di Italia2030 le potenzialità e le vulnerabilità di questo nuovo modo di lavorare, ovvero com’è inquadrato lo smart working o, meglio, quali sono le caratteristiche di base che un rapporto di lavoro così inquadrato dovrebbe avere.
Ci sono domande, ad esempio, che pochi si stanno ponendo. Perché è chiaro che non è stato e non è semplice per i dipendenti, sia nel privato che nella pubblica amministrazione, ma cosa cambia per i capi, ad esempio? Sono preparati ad affrontare tutti gli stress dello smart working? Quali sono i rischi sul fronte della sicurezza informatica, sia per i lavoratori che – soprattutto – per le infrastrutture telematiche di aziende e pubbliche amministrazioni, che sono rese anche spesso vulnerabili dal fatto che molti dipendenti (così come gran parte degli studenti, facendo didattica a distanza) utilizzano i propri dispositivi personali per svolgere il proprio lavoro? E poi ancora, quali saranno gli scenari per i prossimi cinque anni? Che fine faranno i cosiddetti “co-working”, che fino ad ora sembravano destinati a rottamare per sempre gli uffici così come li conosciamo? “Saranno ripensati e ridisegnati – dice Crespi – perché non saremo tutti presenti in ufficio. Sia per le restrizioni sanitarie sia per altre ragioni. Ci sarà probabilmente più bisogno di sale riunioni o di spazi per incontrarsi”.
Buona visione!