Timeline - tutta la storia delle automobili e dei trasporti
La nuova Audi Aicon elettrica
Monopattino elettrico, come richiedere bonus
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Tutta la storia (e il futuro) delle auto e dei trasporti, in una timeline

Zitta zitta, Volkswagen investe 150 miliardi per battere Tesla

Il bonus mobilità scade tra due settimane, ma le bici elettriche non arrivano

nero bianco
Com’è cambiato (e come cambierà) il nostro modo di muoverci. Una storia fatta anche di molti precursori, la cui unica “sfiga” sembra quella di essere nati in Italia e di aver anticipato troppo i tempi…

La macchina elettrica, futuro della mobilità? Esiste già da 150 anni. La guida autonoma è la novità del mercato dell’automotive? Nient’affatto. I primi prototipi delle “self driving car” risalgono addirittura al 1925. E i monopattini che affollano le nostre città oggi? Erano già popolari nel 1915 in Europa e negli Stati Uniti. Nella mobility, insomma, sembra valere la legge della meccanica classica di Lavoisier, per la quale, “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.

La storia della mobilità dell’ultimo secolo è fatta di straordinari colpi di scena (soprattutto in Italia). Tecnologie innovative sulle quali tutti scommettono che finiscono nel dimenticatoio nel giro di pochi anni, in mode passeggere che non entrano mai nella storia con la “S” maiuscola. E improbabili ricomparse di invenzioni, sulle quali nessuno avrebbe messo un centesimo, che riemergono in voga e dominano i mercati, rivoluzionando abitudini e costumi.

Cento e più anni e di storia che sintetizziamo in alcuni degli eventi più significativi in questa timeline, provando a rispondere ad una domanda: com’è cambiato e come (e quanto) cambierà il nostro modo di muoverci, soprattutto in città, da qui al 2030?

1880-1920, Le prime auto moderne (e il genio italiano che nessuno ricorda)

1884 - L'italiano Enrico Bernardi brevetta una delle prime automobili al mondo

La nostra storia parte con una lettera, la “T”, la stessa del modello di Ford, Modello T, appunto, che dà vita alla costruzione di autoveicoli in grande serie con la celeberrima catena di montaggio, negli anni che vanno dal 1908 al 1913.  Solo un decennio prima, un altro pioniere dell’automotive di nome, Karl Benz, faceva compiere a sua moglie il primo viaggio dell’uomo in una macchina moderna. Tra i grandi pionieri uno spazio merita anche Ransom Eli Ods, decisamente meno conosciuto degli altri due, che è in realtà il primo ad aver concepito l’auto popolare e anche la catena di montaggio, che poi Ford perfeziona.

Nello stesso lasso di tempo, agiscono i precursori italiani dell’automotive. Il primo nome forte è Enrico Bernardi, lo scienziato veronese inventore del primo prototipo di veicolo con motore a benzina (tre ruote e un motore di piccola potenza). Bernardi è uno degli ispiratori di un gruppo di imprenditori e professionisti torinesi che danno vita alla Fabbrica Italiana Automobili Torino,  nota come Fiat che nasce nel 1899. Bisogna aspettare, tuttavia, un’altra trentina d’anni per il lancio della prima macchina che punta a battere la concorrenza americana, la 501 con decine di migliaia di esemplari prodotti.  

La prima “auto” elettrica (sì, nel 1890)

Il primo veicolo elettrico al mondo è italiano

Intanto, il genio italiano anticipa il futuro dell’auto elettrica: tra il 1890 e il 1891 il Conte Giuseppe Carli e il suo collaboratore Francesco Boggio costruiscono la un triciclo elettrico. Il veicolo ha una velocità massima di 15km/h e un’autonomia di 10 ore.

In città arrivano taxi e tram
1893, a Milano arriva il primo tram elettrico
1893, a Milano arriva il primo tram elettrico

Le auto non sono, tuttavia, gli unici mezzi di trasporto a disposizione per gli italiani in quegli anni per spostarsi in città.  Nel 1908 appare sulla scena il Fiacre, detta anche Fiat Tipo 1, il primo modello di taxi a motore italiano: ne sono prodotti circa 1.600 esemplari, destinati tutti all’uso taxi.  Chi non vuole a, tuttavia, spostarsi in auto o in taxi, può contare su un altro mezzo di locomozione: il tram.  Anche se la città simbolo dello sviluppo della rete tranviaria è Milano, con lo storico 28, è a Roma che viene lanciata la prima vettura tranviaria moderna.

Nel trasporto pubblico in questi anni vanno ricercate le origini delle metro nella prima rete ferroviaria che collega Napoli a Torregaveta, passando per Pozzuoli e Cuma, la stessa inaugurata il primo luglio del 1889 dall’ingegnere Giulio Cesare Melisurgo; per altri, la prima metro nasce più di mezzo secolo dopo.

I nostri connazionali del tempo possono muoversi anche in autobus, anche se l’utilizzo del mezzo è ancora molto limitato. Il primo autobus progettato per uso civile, e non come un autocarro bellico modificato, è targato Benz e arriva in Italia nel 1903, per collegare Garessio a Ventimiglia. 

Il primo monopattino (sì, nel 1915)

Altro che innovazione: Il primo monopattino motorizzato della storia è stato inventato nel 1915

Anche per il monopattino vige la legge del “Nulla si crea” che abbiamo citato nella premessa di quest’articolo, il primo modello di monopattino motorizzato viene lanciato nel 1915 dalla società di newyorkese Autoped Company, presentato come “veicolo ideale per le brevi distanze. Pare che del mezzo si appassiona Amelia Earhart, la celebre aviatrice americana che ne esalta i meriti in un annuncio pubblicato su un giornale, con lo slogan, “nessuno in futuro dovrà più correre”.

Le prime auto senza conducente (sì, nel 1925)
La "macchina fantasma", prima auto senza conducente della storia
La “macchina fantasma” radiocomandata, inventata da Francis Houdina, fu guidata a Boston nel 1926 (VCG Photo)

Sempre tra le strade di New York e di Boston, nel 1925 e nel 1926 fu fatto camminare uno dei primi prototipi di “self driving car”. Sì, hai letto bene: le auto senza conducente, o meglio radio controllate. Esperimento “industriale”, grazie all’azienda di equipaggiamenti radio americana Houdina Radio Control.

1930 – 1960, Nasce la Vespa:  la “maledizione” di Corradino D’Ascanio

23 aprile 1946, Corradino D'Ascanio presenta la "Vespa"
23 aprile 1946, Corradino D’Ascanio presenta la “Vespa”

Negli anni 30 importanti novità ci sono anche sul fronte di un altro mezzo di trasporto che entrerà presto nel cuore degli italiani. Parliamo della bici,  con Tullio Campagnolo, ex ciclista su strada e imprenditore, che , inventa i primi mozzi e lo sgancio rapido. In questo lasso di tempo, c’è da registrare anche l’alba di un’altra rivoluzione nei trasporti: il primo volo di linea, sulla tratta Torino-Roma nel maggio del 1947, che trasporta 18 passeggeri a bordo, a bordo di un trimotore Fiat, guidato dal comandante Virgilio Reinero

Aviazione che è anche la passione di Corradino D’Ascanio, un un nome che dirà poco ai non appassionati del settore. D’Ascanio è l’inventore della Vespa. La sua Vespa 28 viene presentata per la prima volta a Torino nel 1946: costava 55mila lire. Per capirci, lo stipendio di un operaio all’epoca era di circa 10mila lire. Sua fortuna la Vespa, ma anche la sua maledizione, visto che per costruirla aveva abbandonato i sogni sulla progettazione di elicotteri. È negli anni Sessanta che la Vespa, e più in generale gli scooter, diventano uno dei mezzi più amati, soprattutto dai giovanissimi in Italia.  

Il contesto post-bellico vede una crescita sensibile della vendita delle automobili nel nostro Paese. E la Fiat grande protagonista con due macchine, la 600 e la 500, che traghettano l’azienda e il Paese tutto nel boom economico tra gli anni Cinquanta e Settanta.  I numeri sono ancora limitati: nel 1950 nel nostro Paese circolano poco più di 300mila automobili (dati Mit.gov).

Questi anni regalano una grande novità anche nel trasporto pubblico: la metropolitana. Siamo nel 1955, quando entra nella storia la tratta Roma Termini – Stazione di Esposizione (oggi Eur-Fermi). Totali 14 minuti di viaggio, per quella che è l’attuale linea B.

A Roma arriva la prima metropolitana
Il 9 Febbraio 1955 alle ore 10 Il Presidente della Repubblica Einaudi inaugurò la prima Metropolitana d’Italia a Roma.
Intanto a New York…

Un altro passo nella comparto della guida autonoma viene realizzato da General Motors.  Nel 1953, l’azienda americana in collaborazione con il RCA Labs di New York, realizza sistemi di controllo automatizzato della guida con circuiti e sensori posti lungo una strada. Lo scopo è il controllo dell’acceleratore e del freno della macchina durante il percorso. Sono anni di grande ricerca nel campo per l’azienda di Billy Durant che presenta pochi anno dopo un concept, chiamato Fierebird, un modello che permette, con un sistema di cruise control, di percorrere alcune piccole tratte senza pilota. 

1960 – 1980, Ferrari: dal sogno al buio

Gianni Agnelli
Gianni Agnelli

Sogno e “Ferrari” sono due concetti così legati nel cuore degli italiani da diventare quasi sinonimi. Sull’epopea di Enzo Ferrari è stato detto e scritto già tutto, inutile aggiungere altro inchiostro. Quello che raccontiamo in queste righe è un passaggio storico della Casa di Maranello che avviene proprio in questi anni: l’annuncio della collaborazione con la Fiat, che solleva l’azienda da una grave crisi, strappandola dalle grinfie di Ford II, il figlio del più celebre Henry, che aveva provato ad acquistare l’azienda.  Il patto di ferro con Fiat spinge la produzione di vetture da strada, come la celebre 250 GTO Gran Turismo, una delle migliori Ferrari di tutta la storia secondo i fan del cavallino rampante. (Pensate: nel 2018 una di queste autovetture è stat acquistata da un collezionista per 80 milioni di dollari!)

Tornando sul Pianeta Terra, l’italiano medio può permettersi le utilitarie che iniziano a invadere il mercato. A dominare gli acquisti degli italiani è la Fiat 127. In pochi anni, appare sul mercato nel 1971, macina record su record: supera il milione di esemplari prodotti e diventa l’auto più venduta sul mercato europeo.  A raccogliere la sua pesante eredità è un’altra auto destinata a entrare nell’immaginario degli italiani: la Fiat 1 che incontra subito un grande successo: 9 milioni e mezzo di esemplari venduti.

Arriva il Ciao, il ciclomotore dei record

Piaggio Ciao, il ciclomotore dei record

Sono gli anni di scooter (meglio, di ciclomotori) divenuti icona di un’epoca, come il Ciao che segna l’era dei giovani degli anni ’70. Quarant’anni di produzione con circa 3 milioni di esemplari e un record: è il ciclomotore italiano più venduto nel mondo.

Le vendite delle auto subiscono un’impennata nel decennio che va dagli anni Settanta a Ottanta. Per fare un raffronto nel 1982 circolano in Italia 20 milioni di vetture, una ogni tre abitanti, mentre fino al 1969 sono quasi una ogni sei. Gli anni Novanta segnano ancora una crescita, che sfiora i 30 milioni. Gli italiani si muovono ormai in auto: se domina ancora il mercato italiano (Fiat Punto e Multipla, tra i modelli più venduti), si affacciano con più forza i player internazionali, i tedeschi con la Smart e i giapponesi con Subaru (dati automobile.it). 

Il boom di metro e bus cittadini

Un autobus Fiat modello 418

Anche nei trasporti pubblici è un ventennio ricco di eventi. A partire dagli anni Settanta, l’autobus cambia le abitudini degli italiani che se ne servono per viaggi di svago e di lavoro. Il Fiat 418 è il primo autobus moderno grazie al cambio automatico e a un motore più potente si mostra più agile dei suoi predecessori nel traffico urbano.

La città più all’avanguardia per le metro è Milano, per la diffusione del mezzo nel resto d’Italia bisogna aspettare l’inizio degli anni Novanta. Già alla fine del 1960, la città ha già quattro linee, M1, M2, M3 e M5 con poco meno di 100 km di binari. Allo stesso tempo,  le reti tranviarie vengono rinnovate in tutto il Paese. Torino è la città simbolo di questo rinnovamento: il 2 ottobre del 1980 parte la riforma della rete tranviaria con un progetto che sostituisce i vecchi impianti a struttura radiale con la più moderna struttura “a griglia”.

1990 – 2020,  La nuova mobilità urbana e l’avanzata (lenta) dell’elettrico

La mappa delle linee metro di Milano
La mappa delle linee metro di Milano

Per oltre un trentennio le nostre città hanno investito in nuove linee e modalità di trasporto urbano. Grandi eventi internazionali quali i Campionati mondiali di calcio, il Giubileo e le Olimpiadi invernali contribuiscono in maniera probabilmente determinante alla cotruzione ed al potenziamento in diversi capoluoghi italiani di nuove linee di metropolitana. Genova (1990), Napoli (1993), Catania (1999), Torino (2006) Brescia (2013), sono alcune delle città che inaugurano la loro linea metropolitana, affiancandosi alle pioniere, Roma e Milano.

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I numeri recenti fotografano un settore, quello delle auto elettriche in crescita in Italia, anche se l’impressione è che serviranno ancora diversi decenni per rimpiazzare le auto a benzina, diesel, gpl, e anche le ibride, oggi in circolazione nel Paese. Ad oggi circolano 70mila auto elettriche, e la mancanza di colonnine per la ricarica e di una cultura presso soprattutto i giovanissimi sul loro utilizzo ne limitano ancora la diffusione. Numeri leggermente più interessanti emergono se teniamo conto delle auto ibride e più in generale di quelle equipaggiate con motorizzazioni alternative (auto bifuel benzina, auto a metano, ibride, benzina elettrico, elettriche e ibride diesel elettrico) siamo vicino ai 3 milioni e mezzo (dati ACI).

E non dimentichiamoci dell’alta velocità…

Binari non solo per le metro. L’alta velocità cambia la vita agli italiani, soprattutto da Salerno in su. La data storica è il 26 maggio del 1992 quando viene completata la Firenze – Roma, con un tempo di percorrenza di 1 ora e 30 minuti. Ma bisogna ancora attendere per viaggi lampo o meglio “freccia”. Le frecce, i treni che sostituiscono il vecchio Eurostar, sono lanciati nel 2008, per limitare il traffico aereo e quello su gomma. In circa 10 anni, i numeri mostrano che l’obiettivo è stato in gran parte centrato: 350 milioni di viaggiatori e 80 città collegate con una flotta di 144 treni (dati Trenitalia). L’alta velocità, tuttavia, spacca in due il Paese, con i cittadini del Sud che lamentano il mancato sviluppo della Rete ferroviaria nelle loro città.

Mentre arriva anche il “car sharing”

Intanto, si fa largo un altro paradigma destinato a cambiare la filosofia del muoversi in città. Il car sharing, la mobilità condivisa, con il primo servizio avviato da Legambiente, Milano Car Sharing, a cui sarebbero poi seguiti modelli nel resto d’Italia. La filosofia dello sharing invade poi altre forme di trasporto, dalle bici, agli scooter, fino ai monopattini, rispondendo sia a logiche di risparmio che di sostenibilità ambientale. Il paradigma dei “veicoli condivisi” prende piede bene in Italia. Secondo Aniasa, l’Associazione Italiana per l’Industria dell’autonoleggio, sono 1,3 milioni gli utenti italiani che usano i servizi di car sharing. Secondi in Europa soltanto alla Germania. Le città regine dello sharing? Sono Milano, Roma, Torino e Firenze.La condivisione delle automobili favorisce lo sviluppo di un nuovo paradigma, quello dell’intermodalità, ovvero soluzioni di viaggio integrate che prevedono l’uso combinato di diversi mezzi di trasporto.

Biciclette mania

Gli anni 2000 vedono la definitiva esplosione della bici, sempre più un fenomeno di costume, il mezzo che Enzo Ferrari definiva “la macchina perfetta”. L’Italia si afferma come uno dei protagonisti in Europa della costruzione di bici, grazie anche al genio di Ernesto Colnago,  l’ideatore della bici in carbonio. Anche grazie anche al suo contributo, cresce il mercato delle bici con l’Italia maggiore produttore europeo in un comparto che genera un’economia di circa 12 miliardi di euro secondo Legambiente. E che ha ancora ampi margini di crescita, se si pensa che in Italia il 3,6% della popolazione oggi usa una bici, rispetto a una media europea dell’8%.

Cosa ci aspetta nei prossimi 10 anni

L’iPhone, lanciato nel 2007, segna una svolta epocale nel percorso di trasformazione in senso digitale delle nostre vite. Con Internet che entra nelle tasche di tutti l’industria automobilistica non può farsi trovare impreparata: le auto sono sempre più collegate agli smartphone e si “parlano” tra loro attraverso le tecnologie dell’Internet of Things, facilitando i conducenti e contribuendo all’affermazione della cosiddetta smart mobility

Le auto a guida autonoma

Non ce ne vorranno Tesla e i giganti del tech come Google o Apple, ma non potranno mai vantarsi di essere i primi ad aver lanciato le auto a guida autonoma così come le conosciamo oggi: a batterli sul tempo è stato un altro genio italiano contemporaneo, Alberto Broggi, il parmense che negli anni Novanta ha avviato un percorso di ricerca e prototipazione durato vent’anni e che troverà concretizzazione nella startup Vislab: il sistema di guida autonoma acquisito nel 2015 dalla società americana Ambarella, per 30 milioni di dollari.

Malgrado le evoluzioni nel campo, la macchina a guida autonoma resta ancora una suggestione, soprattutto a causa degli aspetti normativi, ma non solo. Dalla nostra prospettiva possiamo solo immaginare come potrebbe essere un mondo dove le nostre automobili ci accompagnano al lavoro e vanno a parcheggiarsi per poi tornarci a prendere.

Sono ancora diversi, però, i nodi da sciogliere. Da quelli sulla sicurezza, a quelli etiche/legali (su chi ricadrà la responsabilità in caso di incidenti?), fino al problema, forse maggiore, della gestione dei dati personali. A chi andranno i dati delle nostre auto sempre più connesse, e per farne cosa? 

Da Roma a Milano in mezz’ora

Hyperloop TT

Un’altra suggestione è quella dei treni iperveloci. Hyperloop, il concept ideato da Elon Musk che poi ha condiviso in open source, oggi viene sviluppato da diversi player, tra cui la Virgin di Richard Branson, Hyperloop TT (guidata dall’italiano Gabriele Bibop Gresta), la canadese TransPod e le europee, Hardt Hyperloop che ha sede nei Paesi Bassi e la spagnola Zeleros Hyperloop. Tutte queste società negli ultimi anni hanno fatto test diversi in tutto il mondo, per la tecnologia che permetterebbe di far passare una capsula all’interno di un tubo, grazie a un cuscino d’aria, per ridurre l’attrito e aumentare di conseguenza la velocità.  Il primo player più vicino alla soluzione definitiva sembra Virgin. Nelle scorse settimane c’è stato il primo test svolto con esseri umani, due impiegati dell’azienda che hanno viaggiato su un tracciato privato di 500 metri nel deserto di Las Vegas, 6,25 secondi per completare il percorso a una velocità di 172 km/h. Con questa dimostrazione, Virgin spera di aprire la strada alla certificazione dei sistemi hyperloop in tutto il mondo. 

Eppure, restano i tanti dubbi legati alla tecnologia che, per le sue caratteristiche, ha bisogno di seguire linee rette e piane, in caso di troppe curve aumenterebbero i rischi per i passeggeri, con problemi fisici serissimi come svenimenti o perfino ictus. Costruire questi tracciati significherebbe anche ottenere permessi per passare in numerose proprietà private. Tradotto: serviranno ancora decenni per vedere le prime tratte per passeggeri prendere il via nel mondo e in Europa, dove è al lavoro un consorzio, Jtc 20, per ha il compito di creare standard armonizzati per la realizzazione di una rete continentale di tipo hyperloop.

E in Italia pensiamo al bonus dei monopattini

Il 2020 sarà ricordato in Italia, come l’anno del Covid 19, per i più pessimisti e per gli ottimisti, l’anno della consacrazione del monopattino elettrico, una passione che accomuna circa 800mila italiani che ne possiedono uno (dati Facile.it). Una “febbre” da monopattino elettrico che cresce grazie al bonus previsto nel Decreto Rilancio, con sconti fino al 60% sul valore d’acquisto per un massimo di 500 euro.

Ma voleremo. Sì, voleremo.

Ultima suggestione di questo percorso nel futuro della mobilità riguarda forse la tecnologia più futuristica di tutte: le macchine che volano, un’idea che nasce nella mente di Glenn Curtiss, industriale areonautico americano che nel 1917 creò la Model 11 Autoplane, una sorta di piccola aereoplano con gli interni di un’automobile. Due sono oggi le aziende che hanno ideato progetti più concreti nel settore: Terrafugia, azienda fondata da ingegneri nel MIT, che ha lanciato la Transition, con due modelli, uno funzionante a benzina e un altro ibrido. E un’altra azienda in Europa, che si chiama Kleinvision, è slovacca, e ha lanciato “nel senso letterale”, la sua AirCar, un’automobile che in circa tre minuti si trasforma in aereo, dispiegando ali a scomparsa racchiuse nella carrozzeria, con un’autonomia in volo di 1000 km. 

Giancarlo Donadio


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