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Un viaggio nella storia dell’eLearning, dai primi esperimenti via posta di oltre un secolo fa, alla rivoluzione anni Settanta, fino ai corsi di alta formazione gratuiti online.

I primi passi nella rivoluzione della didattica si devono ad un insegnante e stenografo inglese, Isaac Pitman. Siamo a metà del 1800, quando l’uomo escogita un modo nuovo per raggiungere i suoi allievi intorno al mondo: compila ed invia esercizi e brevi testi di teoria via posta, per poi ricevere a sua volta i testi dei suoi studenti, correggerli e ritrasmetterli. Non proprio un metodo “veloce”, ma la sua idea dimostra che ci sono altri canali per l’insegnamento (e soprattutto per la somministrazione e valutazione dei test), rispetto a quelli che l’umanità ha codificato nel corso della sua storia.

Una storia che ha attraversato un secolo di innovazioni lungo il corso delle diverse epoche. Dalle prime innovazioni squisitamente “meccaniche“, con tecnologie che partendo dall’interno delle università occidentali hanno semplificato per decenni il lavoro di studenti e insegnanti e che poi, con l’avvento dell’elettronica e (soprattutto) di Internet, hanno consentito di far scalare ovunque nel mondo queste nuove forme di insegnamento e apprendimento.

In quest’articolo ci proponiamo di scavare nelle origini di quello che oggi tutti conosciamo come eLearning, sbirciando un po’ dal buco della serratura sul futuro che ci attende nei prossimi anni.

1924 – La prima macchina della memoria

Sidney Pressey elearning

Sidney Pressey è uno dei primi protagonisti nel nostro viaggio nella storia dell’eLearning. Professore di psicologia alla Ohio University, progetta un congegno per migliorare la memorizzazione dei suoi studenti. La sua “teaching machine” è un prodotto rudimentale che presenta agli utilizzatori delle domande a risposta multipla. Sulla superficie della macchina c’è un bottone che lo studente schiaccia quando si imbatte nella riposta corretta all’interno di un quiz a risposta multipla. Se indovina la macchina propone l’argomento successivo, altrimenti offre allo studente la possibilità di ritentare, fino a quando non decifra la risposta corretta. Secondo i critici dell’epoca, tra cui anche un altro papà dell’eLearning come Skinner, la macchina di Pressey si comporta più come una “testing machine” e non si adatta ai bisogni di apprendimemto dello studente. Vero o falso che sia, c’è da registrare che la macchina non ha riscosso un grande successo e non è riuscita a scalare su altri mercati.

1954 – Arriva la “teaching machine”

La "teaching machine" inventata da BF Skinner

Si chiama Skinner, proprio come Seymour, il celebre preside della scuola elementare dei Simpson. Come il personaggio è entrato nella storia, ma per un motivo ben diverso: Burrhus Frederic Skinner, docente di Harvard, è l’inventore della prima teaching machine che il mondo conosca. La sua mission è di rivoluzionare il paradigma educativo dell’epoca, mettendo da parte la figura dell’insegnante che viene rimpiazzata dalla macchina. Come è fatta una teaching machine? Nel video che pubblichiamo si vede Skinner che spiega il funzionamento della macchina: sulla sua superficie ci sono due finestre, una sulla sinistra che riporta una frase o un’equazione aritmetica con una parte vuota che lo studente deve compilare, e sulla destra uno spazio dove lo studente inserisce le parole o i numeri mancanti. Azionata la macchina, lo studente conosce subito il suo destino, se la sua risposta è giusta o sbagliata. I vantaggi per Skinner sono soprattutto nei tempi: pochi secondi per sapere se si è stati bravi o meno, senza attendere i tempi più lunghi delle correzioni degli insegnanti.

1960 – Plato, il primo “software” che insegna

Plato, il primo software nella storia dell'e-learning

Skinner ha aperto solo la strada che molti luminari avrebbero percorso negli anni a seguire. Come Daniel Alpert e Don Bitzer, un fisico e un ingegnere elettronico della University of Illinois. I due collaborano per dare vita a Plato, che varca i confini della storia come primo programma interamente dedicato all’insegnamento. Il sistema originario Plato avrà vita per quasi 40 anni, opera su un computer locale, Illiac I, formato da un televisore e una tastiera per navigare nei menu. In pochi anni vengono caricate su Plato circa 15 mila ore di lezione, da scienze naturali, fisica, passando per la musica, e scala in altre università grazie al BBS (acronimo di Bulletin Board System), un sistema telematico che mette in connessione computer remoti a una elaboratore centrale. 

1968 – Primi esperimenti di didattica a distanza

Primi esperimenti di eLearning in Alabama

Bisogna aspettare ancora otto anni, tuttavia, per il più grande esperimento di eLearning che prende piede nella University of Alberta, dipartimento di Medicina. Per sviluppare il suo programma di didattica a distanza, l’università si dota di un network di computer, IBM 1500, messi sul mercato dall’azienda di Armonk, due anni prima, proprio per il campo dell’edutech. Ventimila persone hanno potuto beneficiare del sistema in circa 17 classi diverse. Il network consente agli insegnanti di inviare corsi, rispondere alle richieste degli studenti e perfino di mettere voti.

1999 – La parola “e-learning” entra nel dizionario

Eliott Masie, il primo a utilizzare la parola e-learning
Eliott Masie (a destra) ed il cofondatore di Apple Steve Wozniak

La diffusione del web sul finire degli anni Settanta cambia radicalmente l’insegnamento da remoto che diventa e-learning, una parola coniata da Elliott Masie, studioso e imprenditore, tra i maggiori esperti al mondo di tecnologia innovativa, in un articolo che preannuncia un suo intervento alla conferenza “Tech Learn” (nel novembre del 1999) usa il termine per legare il fenomeno alla new economy, “e-learning è una fantastica espressione, dato che copre un raggio più ampio rispetto a online learning, web based training, CBT, technology assisted, distance learning o altre espressioni”, si legge nell’articolo. La sua visione ha un grande merito, quello di spostare l’attenzione dal mezzo tecnologico, per concentrarsi sui reali cambiamenti che la tecnologia legata all’apprendimento sta per introdurre in vari ambiti, dalla scuola fino alla formazione aziendale.

2001 – L’alta formazione gratis per tutti

MIT OpenCourseWare, corsi liberi e gratuiti per tutti

A dirla tutta, il movimento OpenCourseWare, ovvero rendere il sapere accessibile a tutti, attraverso un progetto didattico online di grande respiro, si origina in Germania, nella University of Tübingen. Tuttavia, le dimensioni ridotte dell’ateneo non consentono all’iniziativa di propagarsi in tutto il mondo. Ben diversa la cassa di risonanza che il progetto ha quando viene adottato dal MIT di Boston. Al momento del lancio il sito contiene circa 50 corsi, corsi audio e video ed esercitazioni. Il progetto è sotto licenza Creative Commons, e consente a chiunque di guardare, scaricare, condividere il materiale in base alle sue necessità. 

2010 – Inizia l’era dei MOOC

MOOC - corsi elearning

George Siemens è un ricercatore dell’Università of Manitoba in Canada, quando nel 2004 elabora una sua teoria dell’apprendimento, “il connettivismo”, che è riassunta da una formula semplice ma rivoluzionaria, “knowledge is a network”. In parole semplici, secondo Siemens è la connessione tra persone e concetti a creare sapere e conoscenze.  Per dimostrare la sua teoria organizza una serie di corsi che vengono promossi dai docenti attraverso i social media nei confronti di allievi non iscritti all’ateneo, in modo gratuito. Nelle 12 settimane di didattica online viene chiesto ai partecipanti di utilizzare un tool open source dove pubblicare le loro riflessioni e saggi. Una mailing list settimanale viene inviata a tutti i partecipanti con la sintesi del lavoro. L’esperimento che dà vita al primo MOOC della storia, acronimo di Massive online open courses, non un successo in termini di partecipazioni, tuttavia apre un’autostrada che viene percorsa per primo da Sebastian Thrun, docente di informatica e robotica della Stanford University che sperimenta il modello di apprendimento offrendo un corso sull’intelligenza artificiale a tutti, anche a chi non è immatricolato alla Stanford. Le cose vanno in modo diverso rispetto all’esperimento di Siemens: 160mila iscritti provenienti da 190 Paesi e un grande riscontro mediatico.

Scenari per l’eLearning nei prossimi anni

Catturare l’attenzione dello studente di turno diventerà allora la sfida delle sfide nell’eLearning del futuro. E sono tre le metodiche e le tecnologie che più di altre sembrano destinate a divenire trend sia in termini di mercato che di sviluppo. 

La gamification, ovvero la possibilità di adattare ai processi educativi i meccanismi tipici del gioco, passando dal “learning by doing“, allo “having fun by doing“, ed ovviamente in un’epoca dove l’emergenza sanitaria sta ridisegnando completamente gli scenari della didattica in presenza, la realtà virtuale e quella aumentata, che consentono di vivere l’esperienza di insegnamento in modo immersivo, attivando sensazioni ed emozioni che sono alla base della memorizzazione dei concetti.

Così come non è difficile immaginare che un ruolo fondamentale nella definizione dei nuovi standard sarà svolto dalle diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale nel processo di valutazione e di personalizzazione dei corsi e degli insegnamenti.

Giancarlo Donadio

 


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